toda poesìa es misteriosa

"Toda poesía
es misteriosa; nadie sabe del todo lo que ha sido dado escribir.
La triste mitología de nuestro tiempo habla de la subconciencia
o, lo que es aún menos hermoso, de lo subconsciente;
los griegos invocaban la musa, los hebreos al Espíritu
Santo; el sentido es el mismo”.

J.L.Borges 

cuando tenìa dieciseìs o diecisiete años, despues de haber leido algo sobre mallarmè, escribì entorno al miedo de la hoja blanca. (siento no traducir todo el texto del 2006 pero serìa mucho trabajo ya ès una hora…)

vuelvo a leerlo hoy, al fondo, las palabras de alguien que me dijo que la inspiraciòn, siempre ha sido supervalorada; 

despuès de dos o tres años vuelvo a escribir para alguien que lee. en realidad, de momento aùn estoy en busca de cosas y de ideas, y utilizarè palabras de otros màs que palabras mìas. tener paciencia.

 

"ogni poesia è misteriosa;nessuno sa fino in fondo cosa glie è stato concesso di scrivere.la triste mitologia del nostro tempo para di subcoscienza o di, la qual cosa è ancora meno bella, del subconscio; i greci invocvano la musa, gli ebrei lo spirito santo: il senso è lo stesso"

J.L.Borges 

quando avevo diciassette anni, dopo aver letto quacosa su mallarmè scrissi un testo sulla paura del foglio bianco;

[il punto non è tanto la paura del foglio bianco. dopo che mallarmè ha
lasciato una pagina bianca, dopo che fontana ha bucato una tela, mi
sembra irrispettoso oltre che ritardatario avere paura.eppure anche
loro ne hanno avuta. sarebbe troppo semplice pensare che abbiano
soltanto voluto fare qualcosa di rivoluzionario. hanno avuto paura e
quella paura l’hanno lasciata là spiattellata su una superficie bianca,
mostrata al mondo con irriverenza.ma insomma il punto non è questo. c’è
sempre qualcosa da raccontare, qualcosa da scarabocchiare. e a me piace
il sussurro dell’inchiostro che si sparge sulla carta…. è
esteticamente bello oltre che pacificante. scrivere scrivo, sul diario,
sul blog, scrivo lettere.e poi c’è sempre qualcosa da raccontare: una
busta di plastica trascindata dal vento, il crepitio di una sigaretta
che brucia, il cielo sopra una città, una conversazione ascoltata di
sfuggita su un autobus, un taglio d’occhi particolare. il problema sono
le storie oltre le immagini. la paura di narrare una storia che non
interessi a nessuno, che poi è la nostra storia. magari non quella
visibile ma quale scrittore non narra la propria parabola interiore?il
punto è narrare una storia che interessi perchè no, nessuno scrive per
se stesso, almeno non solo per questo. infilare parole una dietro
l’altra è  facile ma è opera da parolisti non da scrittori. il punto è
accantonare l’artificio parolistico per mettere a nudo l’ispirazione,
il pensiero. far muovere l’immagine. poi le cose si mettono a posto da
sole. ma se davvero tutto è già stato raccontato, tutto è già stato
scritto, dipinto scolpito fotografato,a noi figli del terzo millenio
cosa resta?una crtica della critica?apprendere capire impare elaborare
e la creazione, l’immaginazione, dove le abbiamo lasciate? davvero
tutto è gia stato succhiato lacerato spogliato fino all’ultimo drappo?
no, io credo che tutto questo sia un palliativo, una scusa neanche
teoppo originale per non confessare a noi stessi la nostra paura.la
paura della superficie bianca da riempire sia pure con queste banali
considerazioni. nessuno si è alzato una mattina, ha scostato la tenda
della finestra e ha trovato qualcosa di nuovo da dire, cosi su due
piedi guardando il palazzo di fronte. ungaretti avrà accartocciato
decine di fogli prima di illuminarsi di quelll’immenso, tessuto di luce
mattutina, di parole,d’inchiostro d’emozioni. e forse non tutti siamo
destinati a un finale celebre che darà valore ai nostri fogli
accartocciati e a frasi cancellate ma…almeno ci avremo provato. se
davvero tutto è gia stato fatto, tutto è gia stato detto se non
possiamo piu creare allora vivere respirare parlare mangiare ascoltare
non ha alcun significato. forse io sono troppo terorica forse penso
troppo e faccio troppo poco ma alcune persone hanno una naturale
inclinazione all’elaborazione mentale prima della creazione. o forse è
solo questa debilitante insicurezza davanti al giudizio altrui, davanti
a chi ti taccia di cultura ostentata o di compiacerti delle belle
parole che conosci, davanti a chi non capisce da dove nasca una
riflessione ea chi preferisce ricevere passivamente la pseudocultura
televisiva invece di riflettere approfondire prendere la vita con calma
andare al di là dell’immediatezza del risultato. e poi in fondo ce
l’abbiamo tutti quest’insaziabile desiderio di raccontarci di essere
capiti appoggiati elogiati.ecco mi sono arenta. una manciatia di frasi
e non riesco piu  a pensare a nulla al di fuori delle necessità
contingenti. la vita è talmente infarcita di preoccupazioni inutili che
quelle poche riflessioni spontanee si stampano nell’aria o tavolta
sulla carta e restano li spiattellate come la paura di mallarmè: ma non
al mondo, solo a noi stessi, a riconfermarci la nostra impotenza di
figli del terzo millennio. marzo 2006]

oggi lo rileggo, di sottofondo, le parole di una persona che mi ha detto "l’ispirazione è sempre stata sopravvalutata"; dopo due o tre anni, torno a scrivere per qualcuno che legge. in realtà per ora mi limiterò a guardarmi intorno e condividerò con voi più parole di altri che parole mie. abbiate pazienza

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