legalità, legittimità e pensiero critico

dovunque ti giri, se ti occupi di filosofia o cose del genere, prima o poi ci risbatti la testa col contratto sociale.
la tesi di fondo, largamente condivisa è chea un certo punto più o meno pacificamente decidiamo di metterci tutti d’accordo e darci delle regole che tutelino tutti.
credo che a questo tipo di pensiero appartenga una frase che mi sono sentita ripetere più volte durante la mia adolescenza: "la vera libertà sta nel rispetto delle regole".hanno cercato di inculcarmi questo ragionamento svariati professori.


puedes mirar donde quieras, pero, si te ocupas de filosofìa o de cosas por el estilo, tarde o temprano vuelves a enfrentarte con el contrato social.
al fondo, la tesis principal, es que en cierto momento, màs o menos pacificamente, decidemos ponernos todos de acuerdo y darnos reglas que tutelen todos.
creo que a este tipo de pensamiento pertenezca una frase que he oìdo màs y màs veces durante mi adolecencia: "la verdadera libertad està en el respeto de las reglas". varios profesores ententaron convencerme de esto.


siccome però, sono nata da genitori un po’ strani, non ho mai ricevuto un’educazione alle regole.
mia madre, che è il mio eroe personale in quanto ad anticonformismo, nonchè una gran rompicoglioni, mi ha educato ad una grande libertà di pensiero.
mio padre che è un giurista, una delle categorie più soggette a formalità e conformismo, pure ha condotto un percorso particolare. non è facile vivere tutta la vita pensando con la propria testa.
primo perchè si rischia di sottovalutare l’apporto critico-costruttivo che possono darti gli altri; secondo perchè ci si ritrova soli.
non abbiamo mai avuto una gerarchia del tipo "noi genitori, tu figlia".
mi ha detto giustamente qualcuno che piuttosto sembriamo quattro monadi, quattro conviventi, ognuno con i suoi personali spazi.
insomma, per farla breve, sennò mi perdo, i miei genitori non mi hanno educato alle regole, al rispetto per le istituzioni o per i potenti in generale, non mi hanno educato a un pensiero che legittimi le gerarchie.
mi hanno educato al rispetto per ogni essere umano che ha dignità in quanto essere umano e al perseguire ciò che io ritengo giusto.
anche io l’ho sempre pensata così, finchè un grande professore di teoria politica, Angelo Bolaffi, il cui corso ho avuto la fortuna di seguire l’anno passato, non mi ha illuminato a proposito di giusnaturalismo e giuspositivismo: io sono sempre stata dalla parte del giusnaturalismo. poi lui ci ha fatto notare durante una lezione, dei limiti che comporta il giusnaturalismo. esempio: se mi attengo al diritto naturale, posso sostenere che l’omosessualità è qualcosa contro natura e quindi illegittima.
di qui il giuspositivismo.abbiamo fatto un contratto tutti quanti?bene, ora ci diamo delle regole, e le rispettiamo perchè ce le siamo dati noi.
inutile ricordare ora tutti gli enormi limiti del giuspositivismo a partire dall’esempio di un soldato nazista che semplicemente "esegue gli ordini" e quindi di tutto il problema tra legalità e legittimità.
il problema è reale è che tutte queste questioni teoriche mi aprono un dilemma su questioni molto pratiche:questi giorni leggo molti scritti di gente che ha fatto grandi battaglie per la legalità: uno su tutti Antonino Caponnetto,magistrato succeduto a Roccho Chinnici dopo il suo assassinio, alla direzione del pool antimafia di palermo. Caponnetto è il caro vecchino che ti spezza il cuore intervistato dopo il funerale di Paolo Borsellino con la frase "è finito tutto".
Caponnetto si pentì amaramente di aver detto quella frase, togliendo speranza a tutti i siciliani che invece credevano in lui e in un reale cambiamento.e impegnò tutti i suoi ultimi anni ad adnare a parlare con i ragazzi, nelle scuole, a condurre grandi battaglie sulla legalità, perchè come diceva borsellino "la mafia può essere sconfitta solo se sarà la gioventù a rifiutarla".
LEGALITA’:tema che sarebbe di punta nella tradizione di una destra sana, tradizione che purtroppo in italia non c’è più sei mai c’è stata.
Veltroni ha detto che la legalità non è di destra nè di sinistra. sono d’accordo, se ci diamo delle leggi è giusto rispettarle (ritornando al tema  del contratto). certo è però, che le ultime leggi italiane, di sicuro non sono espressioni della volontà generale.
e comunque torna il problema della LEGITTIMITA’, e questo si, l’ho sentito nominare più volte dalla sinistra.
quando Grillo, Travaglio e De Magistris sono stati invitati al parlamento europeo, Marco Cappato, eurodeputato appartenente all’ALDE, ha commentato insieme ad altri, che non va generalizzato.faceva l’esempio di Sergio D’Elia, ex terrorista di prima linea.non ripercorrerò tutta la storia di d’elia perchè non è questa la sede, ma vi invito a leggerla in giro su internet perchè la trovo di grande esempio per questo tema.
D’Elia ha scontato la sua pena ed è stato riabilitato.ha rinnegato la violenza terroristica e ha condotto grandi battaglie, prima tra tutte lo sciopero della sete per una moratoria ONU contro la pena di morte negli stati uniti.
al parlamento Grillo parlava della sua proposta di esclusione dal parlamento dei condannati in via definitiva.
Cappato gli rispondeva argomentando la legittimità di D’Elia in parlamento.
ora, per me legalità non significa rispetto assoluto senza obiezioni a un pacchetto di regole bell’e pronto. è importante mettere in discussione le proprie regole, cambiarle, pensarle, porne di nuove.è importante conservare sempre un forte spirito critico.
quello che un po’ mi spaventa è quello che io chiamerei "soggettivismo della legittimità":mentre la legalità è oggettiva (nel senso che le leggi di una società sono scritte e sono uguali per tutti), ognuno di noi può soggettivamente credersi legittimato a fare qualcosa.
io penso che sia legittimo fumare i derivati della cannabis, e trovo in giusta la legge italiana a proposito.
Berlusconi pensa che sia legittimo depenalizzare il falso in bilancio, e difatto in italia al momento lo ha reso anche legale.
Dell’Utri, Schifani, Andreotti o chi per loro tra i tanti nel nostro parlamento, non vedono il problema in passate (o presenti) amicizie mafiose. e così via.
il problema è che ogni società si dà i suoi parametri di giudizio in quanto a legittimità e legalità.
io ritengo assolutamente ovvia la profonda differenza tra uno che si droga in pace senza causare danni nè a se stesso nè a nessun altro, e uno che in parlamento non solo ruba, ma sostiene la mafia (e tutto ciò che ne deriva, i soldi di tutti in mano a pochi ricchi e via dicendo).
non è detto però che questo sia condivisibile da tutti.
personalmente, non credo in valori assoluti.
credo che ogni società abbia i suoi valori (o non valori) e che si tratti sempre di valori temporali.
so che non sto giungendo a delle conclusioni, ma a questo proposito vorrei solo aprire riflessioni.
non essendo stata educata al rispetto delle regole come dicevo all’inizio, provo profonda empatia per chi è disobbediente in generale.
ma penso anche che nel nostro paese al momento ci siano delle evidenti urgenze. e penso che solo una buona battaglia per la legalità possa aiutarci. credo che una discussione pubblica sulla legittimità possa avvenire solo in una società in cui la legalità funziona.
in un paese come il nostro, ognuno con la storia della legittimità, tira acqua al suo mulino.
in una puntata di anno zero la bonino parlava della condanna di pannella per aver tirato haschich ai manifestanti.
travaglio, un po’ beffardamente le ha risposto che "non si può fare la rivoluzione d’accordo con i carabinieri".

poi ho un’altra questione che mi fa venire dei dubbi sulle rivoluzioni: di solito sono servite solo a creare una nuova classe dirigente, a dare magari più potere alle masse. dentro di me, purtroppo, alberga un forte istinto antidemocratico. penso che un governo, non solo dovrebbe rappresentare, ma anche in qualche modo, condurre, consigliare.e purtroppo qui si incorre in ulteriori intoppi, si elimina la libertà della gente.
però faccio un esempio:ora la maggior parte degli italiani ce l’ha con l’immigrazione.quasi tutti ti dicono che i rom vanno cacciati. ma un politico non dovrebbe anche riflettere sul valore dei nostri principi della costituzione oltre che sul risentimento del popolo?a napoli bruciano campi rom; esppore un problema reale è una cosa.xenofobia e razzismo un’altra.

certo è che al momento preferirei un consiglio di gente di cultura e senza doppi fini che eleggesse il parlamento, piuttosto che metterlo in mano a milioni di italiani senza nè arte nè parte, lobotomizzati dalla tv.
alle critiche quelli del popolo delle libertà rispondono che noialtri possiamo pure rosicare, ma intanto l’italia li ha votati.
fose è questo che mi sta sul cazzo della democrazia:il concetto di maggioranza.
ma l’idea non dovrebbe essere quella di tutelare anche le minoranze?
un’altra cosa che mi sta profonamente sul cazzo è ceh come dice ortega y gassett le democrazie si reggono su masse e elite. io preferirei configurarla così: ci sono gruppi di persone autonome, quelle indipendenti, e gruppi di persone eteronome, i servi e i padroni (perchè il potere rende schiavi tutti, chi lo subisce e chi lo esercita)
non è che ho un istinto antidemocratico perchè preferirei una dittatura o un’oligarchia: è che trovo il sistema della nostra democrazia molto molto verticale. e allora preferireri un sistema verticale funzionante e giusto.
churchill diceva che la democrazia è un pessimo sistema di governo, ma purtroppo non siamo stati capaci di inventarne uno migliore.
cerchiamo di migliorarlo, e poi semmai verrà la rivoluzione. anche io, come molti altri preferirei un sistema orizzontale.purtroppo al momento ci ritroviamo questo.
pensiamo ai grandi problemi di legalità e poi ai grandi problemi di legittimità. chiediamo che siano rispettate le leggi e poi cambiamo le altre.
disobbedire per disobbedire, nell’anno in cui compio vent’anni, comincio a trovarlo una cosa stupida.
quella famosa frase che ho riportato all’inizio "la vera libertà sta nel rispetto delle regole" ora la capisco, anche se non la condivido del tutto.
se tutti rispettiamo le regole, sarò libero dai suprusi al tuo.
in un paese come l’italia, in cui non abbiamo neanche un minimo di cultura per il rispetto delle regole, in realtà nessuno di noi è libero, perchè siamo continuamente sottoposti ai suprusi altrui.
scusate..ho messo troppa carne al fuoco.è l’una e mezzo passata e mi sono fatta prendere dai pensieri..
non so se sono riuscita a spiegarmi del tutto.
credo che l’importante, alla fine della fiera è quello che Hannah Arendt chiama l’importanza di PENSARE. pensare a quello che facciamo, meditare sul senso delle cose, e non solo sul significato.non solo sapere quali direzioni siamo in grado di prendere, ma pensare e giudicare qual’è la direzione che vogliamo prendere.
aspetto opinioni a riguardo.

[il sonno della ragione genera mostri – goya]

 

ps per eu: sono sempre più convinta che la "dialettica dell’illuminismo" sia uno dei libri più illuminanti che io abbia letto in tutta la mia vita 

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One Response to legalità, legittimità e pensiero critico

  1. zorro says:

    attenzione!finirà che arresteranno i tuoi genitori per anarchia!!!!!

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